31.3.05

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la coscienza poggiata sulle nostre spalle cede sotto il peso di un rimorso, una colpa mai sopita, lontana che si confonde con la linea nera dell'orizzonte, laggiù, proprio nel buio, nel nero che colora il basso di cupe nuvole livide e gonfie di pioggia, un uomo allarga le braccia e aspetta..
aspetta qualcosa che ha già visto, già sentito, già conosciuto..
aspetta il contatto.. l'umido..
aspetta la prima goccia, aspetta l'attimo in cui il palmo della sua mano destra viene raggiunto da quel precursore di un temporale d'estate, aspetta che le sue compagne la seguano, aspetta di sentirle sul viso, aspetta di poter gridare la propria presenza, aspetta di essere bagnato fradicio, come un pulcino, aspetta per tutte quelle cose che quando ti arrivano ti lasciano sgomento, ma che quando se ne vanno ti lasciano un po' di felicità sognante..
aspetta la pioggia, aspetta che quando sarà finita l'odore della terra bagnata gli penetri le narici e gli evochi ricordi di lui bambino che corre sotto un acquazzone per cercare riparo sotto un albero amico..
aspetta..



cosa saremmo senza i ricordi e i momenti passati ad aspettare?
momenti morti, direte voi...
momenti per viaggiare con la fantasia, momenti per pensare alla pioggia, all'odore dell'erba appena tagliata... momenti per ricordare..